“Il primo anno di attività della Scuola dei Mestieri in Etiopia ha prodotto una bella squadra di ‘diplomati’ che rappresentano il simbolo ed il primo gradino di quello che potrebbe e dovrebbe essere l’artigianato etiope. Non a caso il diploma acquisito nella Scuola ha ottenuto anche il riconoscimento del Governo etiope”.
Così Enzo Ciccarelli, Delegato di Confartigianato per il Progetto Etiopia ‘Scuola dei Mestieri’, sintetizza i risultati dell’iniziativa promossa da Confartigianato per consentire ai giovani etiopi di imparare un mestiere artigiano nella Scuola realizzata dalla Confederazione a Soddo Hosanna. Ricordiamo che la Scuola fu donata simbolicamente da Confartigianato a Papa Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo degli Artigiani del 2000. Ma l’esperienza ed i risultati ottenuti con la costruzione e l’avvio della Scuola di Mestieri di Soddo Hosanna hanno bisogno di essere continuamente alimentati, per evitare che vengano vanificati gli sforzi e lo slancio umanitario profusi finora da Confartigianato e dall’ANAP, l’Associazione Nazionale Anziani e Pensionati di Confartigianato.
Gli allievi e la scuola hanno bisogno di Maestri Artigiani specializzati nelle seguenti attività: Meccanica autofficina; Carrozzeria, elettrauto e gommista; Falegnameria; Carpenteria e carpenteria metallica. Per questo l’ANAP lancia un appello a tutti gli artigiani, in particolare a quelli in pensione, affinché scelgano di dedicare la loro esperienza e la loro professionalità per insegnare un mestiere ai giovani etiopi.
Le spese di viaggio e di soggiorno a Soddo Hosanna presso la missione dei Frati Cappuccini adiacente alla Scuola sono a carico dell’Anap Nazionale. La permanenza minima dei Maestri artigiani dovrà essere di due mesi e non è prevista retribuzione. Si tratta di un impegno di solidarietà che verrà ricompensato dalla riconoscenza dei ragazzi di questo Paese africano per aver donato loro capacità professionali e una nuova speranza di lavoro e di sviluppo. La Scuola dei Mestieri rappresenta infatti una grande occasione per ‘liberare’ i giovani e le loro famiglie dalla schiavitù della povertà, della fame, dell’emigrazione forzata verso i Paesi occidentali, provocata dal fatto che in Etiopia, l’esistenza quotidiana, è una continua battaglia contro la malnutrizione, le malattie, l’indigenza, la guerra civile.
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