Il “Codice regionale dell’edilizia”, approvato dal Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Legge 11 novembre 2009 n. 19, nasce dalla necessità di operare una riforma della disciplina urbanistica per consentire la riorganizzazione e il rilancio del settore edilizio. Tra le principali novità la riduzione delle prassi burocratiche, oltre a edilizia libera e ampliamenti volumetrici. La norma promuove la semplificazione delle procedure necessarie agli interventi edilizi, la riduzione dei controlli amministrativi, il contenimento dei consumi energetici e la promozione dell'uso delle fonti rinnovabili, nonché la diffusione dell'edilizia e lo sviluppo economico attraverso il miglioramento della competitività. Il piano prevede la possibilità di ampliare fino a 200 metri cubi le unità immobiliari e fino al 35% gli edifici residenziali al di fuori dei centri storici e le strutture “alberghiere o ricettivo-complementari e direzionali”, con maggiorazioni fino a 1.000 metri quadrati per attività industriali e artigianali. Gli ampliamenti residenziali al di fuori dei centro storici consentono sopraelevazioni per un massimo di due piani e sei metri e l'aumento delle unità immobiliari, vietato nei centri storici. Per quanto riguarda le misure definitive della legge 80 (il "Codice edilizio" vero e proprio) la novità più rilevante è l'individuazione di un'ampia gamma di attività di edilizia libera, che non richiede permessi né Dia: l'eliminazione delle barriere architettoniche, bonifiche limitate di terreni agricoli, depositi di merci e materiali, opere di scavo e di reinterro per lavori su condotte, installazione di pannelli solari termici e fotovoltaici e di depositi Gpl. Rientrano nell'edilizia libera anche le pertinenze fino al 10% del volume dell'edificio se a destinazione residenziale o nei limiti del 5% della superficie utile dell'edificio per altre destinazioni (in entrambi i casi gli interventi non possono superare i 100 metri cubi ), le tettoie e le pavimentazioni (anche per parcheggi) fino a 20 metri quadrati, le recinzioni e le cancellate. Questo non vuol dire “costruzione selvaggia”: le imprese devono comunque essere iscritte alla Camera di Commercio, presentare il DURC e quanto necessario per lavorare in sicurezza. Anche il committente si deve attenere alle indicazioni previste dal D. Lgs. 81/08 in modo da non incorrere in gravi sanzioni sia civili che penali. «In questo momento – dichiara Claudio Dorigo, capo categoria degli edili di Confartigianato Pordenone e presidente nazionale dei Costruttori di Confartigianato - molte delle aziende artigiane edili si trovano senza un portafoglio d’ordini, anzi senza nessuna commessa. Molte imprese hanno fatto ricorso alla cassa integrazioni guadagni, istituto che molte delle nostre imprese non avevano nemmeno mai sentito nominare, e che è stato necessario per salvaguardare l’occupazione. Nella stessa situazione si trovano anche i professionisti. La situazione è grave e l’onda lunga di questa crisi penso arriverà nel 2010. La ripresa – prosegue Dorigo – che i media annunciano, non significa certo che non si continui nella fase negativa, ma che ci si sta fermando; da qui a riprendere l’attività come in precedenza ce ne passa. Abbiamo sollecitato gli assessori regionali di competenza e con piacere abbiamo visto che si sono attivati con soluzioni che in un prossimo futuro ci permetteranno di poter contenere il tracollo. E questa legge regionale ne è una riprova. Infatti lo snellimento della burocrazia a beneficio del risparmio di tempo e costi è utile a incentivare le famiglie ad investire sul bene durevole del mattone e per sfruttare la capienza abitativa del costruito senza erodere nuove porzioni di territorio». Solo una parte degli interventi di edilizia libera richiede una comunicazione all'amministrazione municipale. Le altre novità del codice edilizio sono la facoltà per i Comuni di istituire uno Sportello unico per l'Edilizia (Sue) e l'introduzione del principio del silenzio-assenso limitatamente agli “interventi da attuare su aree edificabili direttamente o aree dotate di strumento urbanistico attuativo approvato anteriormente alla data di presentazione della domanda di permesso di costruire” (i Comuni hanno 60 giorni per rispondere e la mancata risposta equivale a parere positivo). «Si stima – ancora il presidente nazionale del costruttori - che in Friuli Venezia Giulia siano 400 mila le famiglie con una casa di proprietà e che almeno 200 mila di queste possiedano una uni o bifamiliare, la tipologia abitativa per la quale è più semplice modulare gli interventi in deroga previsti dal Codice. Ci sono dunque tutta una serie di attività libere che permettono al cittadino di non incorrere in un abuso edilizio se si omettono le richieste di autorizzazione che erano finora previste». Quanto invece alle possibilità offerte dal Piano Casa, già in vigore e recepite a livello regionale, previo rilascio del permesso di costruire da parte del Comune, i cittadini avranno 5 anni di tempo dall'entrata in vigore della legge per iniziare i lavori previsti dal Piano. «Il codice, infine - ha puntualizzato Dorigo - attraverso l'introduzione delle definizioni generali dell'edilizia, istituisce criteri di trasparenza e uniformità di trattamento su tutto il territorio regionale da parte di tutte le Amministrazioni comunali».
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