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PASCOLO:"«Difficile l’applicazione del Piano straordinario contro le mafie" CLAUDIO DORIGO: «Non siamo contrati ai controlli, ma alla burocrazia che opprime sì. Assurde le disposizioni sui cartellini identificativi»

«Condividiamo le finalità del Piano straordinario contro le mafie, ma le norme sono di difficile applicazione e, ancora una volta, non sono calibrate per le piccole imprese». Silvano Pascolo, presidente di Confartigianato Pordenone interviene sulla legge 136 entrata in vigore il 7 settembre, e si sofferma in particolare sulla regolamentazione della tracciabilità dei pagamenti nelle gare d’appalto pubbliche.

La nuova legge introduce doveri simili a quelli dell’antiriciclaggio, obbligando chi lavora o presta servizi e forniture pubbliche ad utilizzare conti correnti bancari o postali dedicati. Questo provvedimento “contro le mafie”, che rientra in tutta una serie di azioni predisposte dal Governo per salvaguardare la legalità e tutelare gli imprenditori onesti e virtuosi, prevede, secondo Confartigianato Pordenone, una serie di oneri aggiuntivi che non sono trascurabili.

Inoltre Pascolo sottolinea come, allo stato attuale, ci si trovi nella condizione di non poter adempiere agli obblighi richiesti. In effetti, per ogni operazione effettuata sul conto dedicato, è necessario indicare un apposto codice – detto Cup, Codice unico di processo – che dovrebbe venire assegnato nel momento iniziale dell’investimento pubblico, ma il sito web dedicato non è ancora operativo e risulta comunque inadeguato a gestire il traffico di richieste. «Noi imprenditori per primi chiediamo a gran voce una maggior tutela, e siamo consapevoli che ciò si può ottenere solo attraverso una precisa normativa, – aggiunge il presidente Pascolo – ma non si possono stabilire dei paletti, che non solo risultano di difficile applicabilità nei tempi brevi, ma che oltretutto, a pena di sanzioni molto importanti, non si riescono neppure a rispettare». «Quello che chiediamo – conclude Pascolo – è, come sempre, maggior chiarezza, semplificazione e soprattutto comprensione delle esigenze delle piccole e medie imprese»

«Quello che è entrato in vigore è l’ennesimo adempimento burocratico che opprime le imprese. Siamo d’accordo sulla lotta all’abusivismo, sulla sicurezza sul lavoro, sulla regolarità degli appalti, ma non sulle modalità burocratiche con cui si intende avviarla», aggiunge Claudio Dorigo, presidente nazionale dei costruttori di Confartigianato e vicepresidente di Confartigianato Pordenone, che contesta le disposizioni che introducono modifiche ai cartellini identificativi del personale in cantiere che è entrato in vigore il 7 settembre.

Il “Piano straordinario contro le mafie prevede che dal 7 settembre siano operative le seguenti disposizioni per meglio individuare i soggetti che operano in cantiere.

E’ quindi previsto l’obbligo di indicare:

• nella bolla di consegna del materiale numero di targa e nominativo del proprietario degli automezzi adibiti al trasporto dei materiali per l’attività dei cantieri (articolo 4);

• nella tessera di riconoscimento di cui all’articolo 18, comma 1, lettera u), e dall’articolo 26 del testo unico in materia di sicurezza del lavoro (decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81), oltre agli elementi ivi specificati, anche la data di assunzione e, in caso di subappalto, la relativa autorizzazione.

• Nel caso di lavoratori autonomi (elettricisti, impiantisti, ecc. che in una stessa giornata possono operare in più cantieri) la tessera di riconoscimento di cui all’articolo 21, comma 1, lettera c), del citato decreto legislativo n. 81 del 2008 deve contenere anche l’indicazione del committente.

In sintesi, la tessera di riconoscimento dei lavoratori dipendenti

DEVE CONTENERE ALMENO:

• fotografia del lavoratore

• generalità del lavoratore

• indicazione del datore di lavoro

• data di assunzione

• (in caso di subappalto) la relativa autorizzazione

La tessera dei lavoratori autonomi deve contenere almeno:

• fotografia

• le proprie generalità

l’indicazione del committente

«Vale la pena rimarcare – prosegue Dorigo – che queste disposizioni si applicano a TUTTI, sia a chi è destinato ad operare in un appalto pubblico che privato, sia in ambito edile, che in ambito non edile».

La sanzione, nel caso in cui i tesserini identificativi non dovessero essere conformi alla norma su esposta, è la seguente: per le imprese: sanzione amministrativa pecuniaria da € 100 a € 500 per ciascun lavoratore per i lavoratori autonomi: sanzione amministrativa pecuniaria da € 50 a € 300.

«Sollecitiamo al Governo una modifica di queste disposizioni – conclude Dorigo – che generano un ulteriore aggravio per le imprese, condannate a pesanti sanzioni per errori formali, senza costituire un efficace strumento di contrasto all’abusivismo. E attendiamo che vengano prese in considerazioni le obiezioni che abbiamo già sollevato sulla disposizione del “prelievo” dai bonifici di pagamento sugli interventi di ristrutturazione. Questioni che dimostrerebbero un minimo di attenzione nei confronti del settore edile e dell’artigianato in generale».






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