L'ASSOCIAZIONE
Chi siamo
Il territorio
Le cariche associative
Le nostre aziende
I gruppi
Inapa
PER I NOSTRI SOCI
I servizi
Rassegna stampa
Comunicati stampa
Notizie categorie
Stampa locale
Circolari
Informatore artigiano
Informimpresa
Contributi economici EBIART per NON AUTOSUFFICIENZA
Trasparenza 2019-2024
News
Sportello on-line
Agenda
Galleria fotografica
Link utili
UNISCITI A NOI!
Fare impresa
Diventa socio!
Scambi
RICERCA NEL SITO
Area riservataAREA RISERVATA

In collaborazione con i

Camera di Commercio

Cata Artigianato FVG



AGEVOLAZIONI
alle imprese


Modulo aggiormento dati
concentro
Accedi ai cataloghi della formazione e dell’internazionalizzazione del sistema economico pordenonese
Regione autonoma del Friuli - artigianato
Pordenone with love
Segno Artigiano
acquistinretepa
Info Sportello MePA
Informativa COOKIES

Informativa Unione Artigiani

Informativa ISVAR

Informativa Un.Art.Servizi

 
Home > Rassegna stampa > Comunicati stampa 

«Servono riforme radicali, o non ci sarà alternativa al declino» L’allarme, e le richieste, di Confartigianato Pordenone all’assemblea dei delegati

«Servono riforme radicali, o non ci sarà alternati

«Se questo Paese non si riformerà profondamente, non avremo alternative al declino», lapidario il presidente di Confartigianato Pordenone, all’assemblea dei delegati svoltasi a Palazzo Mantica davanti ad una platea di imprenditori e rappresentanti delle istituzioni: dal vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello, al presidente della Provincia Alessandro Ciriani, al sindaco di Pordenone Claudio Pedrotti, a diversi sindaci e rappresentanti di comuni del Friuli occidentale ed anche del presidente di Unindustria Michelangelo Agrusti.

«Tante, troppe le storture che permangono – ha proseguito Pascolo -, tante, troppe le condizioni che impediscono la competitività delle nostre imprese, tanti, troppi i vincoli della burocrazia, le norme astruse che, ancora oggi vengono emanate. E soprattutto continua a mancare, in chi governa, la consapevolezza profonda che o si mettono in condizioni le imprese di ripartire, oppure non avremo alternativa al declino».

Le imprese hanno fatto la loro parte «hanno “resistito”, riorganizzandosi, rimodulandosi, ricercando nuovi mercati e nuovi prodotti. Ora – come riassume egregiamente la campagna nazionale di Confartigianato – tocca a voi, dove quel “voi” è l’insieme delle istituzioni, di chi deve creare le condizioni perché la ripresa abbia inizio». Pascolo ha ricordato alcuni dati: nel 2013 il Pil ha segnato -26,6 miliardi di Pil, -22,8 miliardi di consumi, 249 mila chiusure di attività commerciali e artigianali.«Servono riforme radicali, o non ci sarà alternati (Art. corrente, Pag. 1, Foto normale)

E questa è la recessione. «Ma non basta. Gli imprenditori sopportano il peso di una pressione fiscale insostenibile, se mettessimo insieme tasse, imposte e gabelle varie, credo che non sarebbe errato dire che se ne va in questo modo oltre l’80% del guadagno d’impresa. Per non parlare del credito, che non c’è, della burocrazia asfissiante e di una politica più che distante, inconcludente». L’imperativo è ridurre la spesa pubblica «e t tagli vanno fatti con la motosega». «Lo Stato deve “dimagrire”, devono essere cancellate le duplicazioni di competenze, azzerati ministeri e società pubbliche; la spesa improduttiva dev’essere eliminata; la burocrazia che alimenta se stessa dev’essere cancellata.

Bisogna investire dove serve e non per mantenere sacche di potere o di voti. Senza azioni coerenti con questi obiettivi, cambiare non sarà possibile. E senza cambiamento, non c’è ripresa possibile». Inaccettabile e miope aumentare l’iva per deprimere i consumi, e quindi ridurre il gettito, così come miope non avere politiche vere per lo sviluppo. Un appello da Pascolo perché sci si ricordi che il manifatturiero è ancora strategico per questo Paese, mentre «temo – ha detto - ci sia un disegno per distruggerlo. Ci stanno provando da vent’anni e con un discreto successo. Il Presidente della Repubblica più volte e saggiamente è intervenuto su questi temi. Invitiamo il governo ad ascoltare, o dovremo ammettere che a questo Paese serve un amministratore delegato. Ci dev’essere una svolta epocale nella gestione dello sviluppo economico e il ministro e il presidente del consiglio ci dicano che cosa intendono fare. Sapendo che non saranno tollerati ulteriori aggravi per finanziare azioni finalizzate allo sviluppo. Le risorse le si trovi tagliando – ripeto con la motosega – i costi».

«Siamo a giugno 2013, e vale la pena ricordare che dal 2011 abbiamo attraversato una crisi di governo, un governo tecnico e patito lo stallo della politica impegnata nei soliti teatrini. Nel frattempo si sono perse 60 mila imprese, il pil è calato del 3,4%, il fisco è aumentato di 2 punti, il credito alle imprese è diminuito di 65 miliardi la disoccupazione giovanile è cresciuta di oltre 8 punti».

Oltre a tasse imposte e gabelle varie, si emanano norme assurde e penalizzanti, come quelle che colpiscono chi opera con i gas fluorurati. L’Imu,’imposta probabilmente tra le più odiate dai contribuenti, va modificata secondo gli artigiani perché grava inutilmente su imprese già vessate dal fisco e la richiesta è di escludere dall’imposizione tutti gli immobili strumentali. La tassazione sull’utile d’impresa è arrivata al 68,3%.

«Per ogni euro dichiarato lo Stato chiede agli imprenditori 55 centesimi. A tale percentuale vanno aggiunti altri prelievi. Il che rende l’Italia il Paese con la pressione fiscale più alta al mondo. Eppure non è finita – ha proseguito Pascolo - perché esiste anche una lista di tasse occulte fatte da corsi obbligatori per la formazione del personale che molto spesso si dimostrano mera burocrazia, certificazioni che sono scartoffie, documenti dei quali non si capisce l’importanza ma che non possono essere snobbati pena il penale». «Una riforma del fisco è tra le priorità che richiamiamo da tempo, ed è assolutamente urgente. Ed è necessario ridurre la spesa pubblica per alleggerire la pressione fiscale. Ma va fatto subito, immediatamente. Se servono risorse, si venda il patrimonio pubblico e contestualmente si vada a quella revisione della spesa non più derogabile – indica la strada il presidente degli artigiani -. Le risorse, poi, non devono essere “bruciate” sul fronte della spesa, ma servire ad investimenti in politiche serie per lo sviluppo capaci di far ripartire l’economia». «La semplificazione è un’altra emergenza, nelle sue più varie declinazioni. Semplificazione a tutti i livelli, da quello più basso a quello più alto. E sia chiaro – ribadisce Pascolo -, il Sistri va abolito restituendo i soldi alle imprese che per ben due anni hanno pagato l’ennesima “gabella” senza che il servizio, peraltro, sia mai partito.

A conclusione di questo ragionamento: chiediamo, per legge, una norma che limiti il peso che la burocrazia deve avere nella vita di un’impresa. Si stabiliscano pure adempimenti su adempimenti, ma si definiscano anche i limiti che adempimenti e relativi costi devono avere». Tra le priorità di Confartigianato ovviamente non poteva mancare il lavoro. Lavoro che non c’è oggi, come dimostrano i dati sulla disoccupazione anche di questo territorio e le migliaia di giovani che non trovano un impiego. «A dimostrare, ancora una volta, che i rilievi che avevamo avanzato sulla riforma Fornero erano corretti. Una riforma che ha aumentato costi e complicazioni a carico delle imprese, senza far crescere l’occupazione! Anzi: tra luglio 2012 e aprile 2013 abbiamo perso 1.200 occupati al giorno» è l’aggiornamento del presidente, che ha proseguito precisando come «gli ammortizzatori sociali sono necessari, ma evidentemente non possono essere “la” risposta alla crisi. Bisogna creare lavoro, e a meno che non vogliamo importare un diverso modello economico, dove è lo Stato il solo e unico datore di lavoro, bisogna creare le condizioni perchè le imprese vivano e crescano, perché nuove imprese nascano e si sviluppino. Solo a queste condizioni si generano posti di lavoro e imprenditoria giovanile per chi punta su se stesso». Anche la Regione può fare molto, sul fronte della semplificazione e dell’alleggerimento del carico burocratico, sul sostegno all’innovazione e all’internazionalizzazione, sulla valorizzazione delle produzioni di questo territorio ed anche sulla promozione turistica.

«Compatibilmente con le risorse, certo. Ma proprio perché la situazione generale è quella che ben conosciamo, questo può essere il momento per fare delle scelte coraggiose e non necessariamente popolari, individuando le priorità sulle quali investire, i rami secchi da tagliare, le riorganizzazioni necessarie» è stata la richiesta di Pascolo. E sempre alla Regione gli artigiani pordenonesi chiedono di credere nel manifatturiero e garantire attenzione al settore e alle attività produttive in genere, rivedendo e definendo strumenti agili, snelli, utilizzabili anche dalle Piccole e medie imprese. Innovazione e internazionalizzazione sono altri due capitoli importanti per le imprese su cui è importante che l’ente regione continui ad impegnarsi. Infine Pascolo si è soffermato sui giovani: «Non vorrei mai che questi fossero gli anni in cui, per la prima volta nella storia, si “brucia” un’intera generazione che non ha lavoro e che non studia. Occorre trovare modalità e strumenti in grado di portare i giovani nelle imprese, per dare loro un’occasione ma per dare anche alle imprese un’opportunità, quella che occhi attenti e intelligenza pronta sanno portare ovunque vadano. Se non riusciremo a fare qualcosa in questa direzione, avremo costruito la casa del domani con fondamenta fragili e quindi a rischio crollo. I giovani sono il nostro futuro e non è accettabile – e spetta a noi farlo – che non ci siano condizioni affinchè siano protagonisti da subito».

Il pensiero finale del presidente è un «semplice “grazie” agli 8 mila imprenditori artigiani di questa provincia che ogni mattina si alzano e a testa bassa fanno del loro meglio, per la propria impresa, la propria famiglia, i propri dipendenti, e da eroi silenziosi, continuano a mandare avanti questo Paese».






Camera di CommercioArtigianinetTelemar