«In un contesto come quello in cui stiamo vivendo, una crisi di paradigma, dobbiamo cercare di essere un po’ ottimisti, anche se non è facile». Il punto di partenza per un cambiamento «è guardarci con onestà per dirci che non siamo più i più belli e i più bravi del mondo, come dimostrano i dati relativi alle esportazioni che ci vedono la sola regione dell’area in negativo, con una flessione, nel 1° trimestre, di questi il 7%».
Sergio Bolzonello, vicepresidente della giunta regionale e assessore alle attività produttive, inizia così il suo intervento all’assemblea dei delegati di Confartigianato Pordenone. «Tanti i nodi da sciogliere, ma se non lo faremo, non usciremo da questa crisi – ha proseguito -. Ai primi posti la pressione fiscale. Lo Stato deve dire “basta” e anche la Regione può fare le sue scelte. Ne è un esempio la tassa di soggiorno, che non abbiamo voluto applicare. I Comuni dicono “ci serve per progetti turistici”, ma in realtà servirebbe per pareggiare i bilanci.
Il nostro invito è: fermiamoci, e vediamo come possiamo fare per evitare di prelevare ancora soldi ai cittadini». La burocrazia «è un sistema che si autoalimenta ma su cui possiamo intervenire. Ho già chiesto agli uffici di ridurre i tempi delle istruttorie, quasi tutti oggi attorno ai 180 giorni. L’obiettivo è arrivate a 60, massimo 90 giorni, ma iniziamo da subito a scendere a 120. Non possiamo pensare di fare una rivoluzione in poco tempo, ma è possibile – ancora Bolzonello – fare tante piccole rivoluzioni. Chiunque occupi una posizione di rilievo nelle istituzioni, dovrebbe fare la stessa cosa, una piccola modifica che dà il via ad una piccola rivoluzione».
«In un punto di Pil c’è il 48% di peso dello Stato – ha proseguito Bolzonello -. E’ evidente che non è sostenibile una zavorra di questo tipo. Bisogna che il sistema pubblico si renda conto di essere parte del sistema, e quindi non può incidere in questo modo. Occorre una svolta culturale. Le regole ci devono essere, ma eque e chiare». Annuncia il vicepresidente della Regione la riforma del credito. «Friulia, Finest, Mediocredito… Enti che, in parte, devono definire il proprio ruolo, che cosa vogliono essere. Mediocredito potrebbe diventare la banca della regione e si impegna anche nel breve e medio termine e svolge un ruolo di supporto alle imprese.
Anche il sistema del credito privato, e quindi le banche, non possono limitarsi a chiudere i rubinetti e basta». L’export rimare cruciale per il Fvg «e quindi la Regione deve investire per accompagnare le imprese nei processi di internazionalizzazione ed anche per promuovere non solo o non tanto un settore o un prodotto o una tipologia di merce, ma il sistema Friuli Venezia Giulia, evitando di disperdere le risorse in mille rivoli». Riformare il sistema formativo, interventi anche in sanità affrontando i doppioni. Tutto questo partendo da un dato: la Finanziaria 2014 non potrà prescindere dalla flessione delle entrate, il 20% in meno. E dunque inevitabili saranno i tagli. Dove prendere le risorse per lo sviluppo? «Dall’Europa, sapendo che le scelte per il prossimo settennato si fanno oggi e quindi dovremo pianificare con attenzione sapendo che non possiamo più permetterci di non spendere il 70% dei fondi europei.
Questa provincia – ha concluso il vicepresidente della Regione – potrà tornare ad essere locomotiva del Fvg se saprà scegliere in maniera forte pensando al bene delle imprese».
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