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CONFARTIGIANATO DONNE IMPRESA IN PIAZZA CONTRO LA VIOLENZA

 Il gruppo Donne impresa di Confartigianato Pordenone con Kombat Gym, Expression Time e Viviana Piccolo, ha organizzato proprio per l’8 marzo in piazza Cavour a Pordenone un Flash mob per dire “Basta violenza sulle donne”.
In Italia una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima, nella sua vita, dell’aggressività di un uomo. Oltre 6 milioni quelle che hanno subito violenza fisica e sessuale. Ma più della metà delle donne ha dichiarato di non aver parlato con nessuno dell’accaduto. «Questo Flash mob – spiega Viviana Piccolo, attrice e regista teatrale che sta curando la realizzazione dell’iniziativa – vuole ricordare a tutte le donne che soffrono che la fragilità non è un difetto che non ci sono colpe nell’essere abusate, che ci si può difendere e si può rinascere».

«L’evento che proponiamo – dichiara Donatella BIanchettin, presidente del gruppo donne impresa di Confartigianato Pordenone – rientra appieno nelle finalità del nostro gruppo, composto da donne imprenditrici che vogliono affrontare i problemi più cari alle imprese al femminile. Che sono certamente l’accesso al credito, le risorse, la manodopera specializzata, la difficoltà di tramandare arti e mestieri, ma sono anche i problemi e le difficoltà che l’essere donna, ancora oggi, porta con sé. Da qui l’idea di un flash mob dal titolo “Stop alla violenza sulle donne” per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema molto attuale, testimoniare la nostra vicinanza alle donne che soffrono e dire che alla violenza ci si può ribellare». Quindi «questo Flash Mob vuole essere un modo diverso per fare un omaggio a quelle donne che ogni giorno subiscono violenza fisica o psicologica, anche nei modi più nascosti. Vuole essere un inno alla difesa, alla rinascita, alla delicatezza ed alla fragilità della donna che si piega ma non si spezza, perché è la creatrice della vita e come tale è capace di rialzarsi quando viene messa in ginocchio», ancora Bianchettin. «A molti potrà sembrare una cosa di poco conto, ma a partire dalle interpreti di questi 15 minuti dell’esibizione che proponiamo sabato 8 marzo, sarà possibile vedere 4 tipologie diverse di donne. La ragazza che sta diventando donna, la donna che viene aggredita e che reagisce, la donna che rinasce, la donna che da la vita e che protegge la vita». «E’ importante che dentro ogni singola persona nasca l’idea che prima di tutto siamo tutte persone, con caratteristiche fisiche diverse, ma con gli stessi diritti. E la violenza rosa è terribile proprio perché mentre le violenze generiche hanno motivazioni differenti, quella da uomo verso donna, accade per un senso di prevaricazione, di gelosia, di possesso. E’ importante lanciare dei messaggi che ricordino che questa motivazione non è corretta, anche in un modo semplice, felice e gioioso come un flash mob, perché quando nella testa delle persone si semina un concetto, li nasce il cambiamento, passo dopo passo, goccia dopo goccia».

QUALCHE DATO: 1 Donna su 3 ha subito violenza fisica o sessuale. Il 68,3% delle violenze domestiche avviene in casa. Il 96% delle donne che subiscono violenza NON DENUNCIA (Wikipedia) Solo il 67% delle donne che subiscono violenza lo racconta una volta nella vita a qualcuno. Chi sono le vittime delle violenze Sono le donne separate e divorziate a subire più violenze nel corso della vita: il 63,9%, il doppio del dato medio. Valori superiori alla media emergono anche per le nubili, le laureate e le diplomate, le dirigenti, libere professioniste e imprenditrici, le direttive, quadro ed impiegate, le donne in cerca di occupazione, le studentesse, le donne con età compresa tra 25 e 44 anni. (ISTAT 2006) Le donne che subiscono violenza più facilmente quindi sono donne che rivendicano l’autonomia da una coppia, donne che sono indipendenti, donne in carriera. Sono stereotipi di donne nuove, non conosciute dalla società. « Parlare di violenza di genere intesa come violenza su donne e minori significa evidenziare la dimensione “sessuata” del fenomeno ovvero un rapporto tra uomini e donne storicamente diseguali che ha condotto gli uomini a prevaricare e discriminare le donne. » e quindi come « uno dei meccanismi sociali decisivi che costringono le donne a una posizione subordinata agli uomini». La prima forma di prevenzione è culturale: Bisogna insegnare ai bambini a rispettare il femminile, così che crescano conoscendo il mondo della donna. E per farlo, ovviamente, è necessario investire sulla formazione di genitori e insegnanti. Ma anche di tutte quelle figure che si occupano delle vittime di violenza, come i medici e le forze dell'ordine. Serve un percorso di rieducazione di tutti, non solo degli uomini violenti, ma della società. Chi non conosce teme, e attacca. Chi conosce non teme e chi non teme non attacca. Chi usa violenza sulla donna La violenza che si cerca di fermare oggi è quella che arriva dal “fuoco amico”, è la violenza che nasce tra le “mura di casa”, quella che arriva da una persona conosciuta. Non è soltanto la violenza fisica, nonostante spesso arrivi alla sua forma più estrema ormai tristemente nota come “femminicidio”, ma è anche, e soprattutto, quella psicologica, quella sottile della manipolazione che genera danni irreparabili. Analizzando i diversi autori della violenza emerge che il rischio di subire uno stupro piuttosto che un tentativo di stupro è tanto più elevato quanto più è stretta la relazione tra autore e vittima. I partner, attuali ed ex, sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate e di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro e i rapporti sessuali non desiderati, ma subiti per paura delle conseguenze. Il 69,7% degli stupri, infatti, è opera di partner, il 55,5% degli ex partners, il 14,3% del partner attuale, il 17,4% di un conoscente. Solo il 6,2% è stato opera di estranei Conseguenze Le donne che hanno subito più violenze dai partner nel corso della vita, nel 35,1% dei casi hanno sofferto di depressione a seguito dei fatti subiti, perdita di fiducia e autostima (48,8%), sensazione di impotenza (44,9%), disturbi del sonno (41,5%), ansia (37,4%), difficoltà di concentrazione (24,3%), dolori ricorrenti in diverse parti (18,5%), difficoltà a gestire i figli (14,3%), idee di suicidio e autolesionismo Violenza psicologica Sono 1 milione 42mila le donne che hanno subito violenza psicologica e violenza fisica o sessuale da parte del partner attuale. A queste vanno aggiunte 6milioni 92mila donne che hanno subito violenza solo psicologica dal partner (il 36,9 % delle donne che attualmente vivono in coppia). 7 milioni 134 mila donne hanno dunque subito violenza psicologica sempre, spesso o qualche volta, il 43,2% delle donne con un partner. Di queste 3 milioni 477 mila l’hanno subita sempre o spesso (il 21,1%). Tra queste ultime il 46,7% (Figura 10) ha subito forme di isolamento (limitazioni nel rapporto con la famiglia di origine o gli amici, impedimento o tentativo di impedimento di lavorare o studiare), il 40,7% forme di controllo (il partner le ha imposto come vestirsi o pettinarsi o l’ha seguita e spiata o si è arrabbiato nel caso abbia parlato con un altro uomo), il 30,7% forme di violenza economica (impedimento di conoscere il reddito familiare, di usare il proprio denaro e il costante controllo su quanto e come spende). Le donne sono state oggetto di violenza nel senso della svalorizzazione di sé nel 23,8% dei casi (situazioni di umiliazioni, offese e denigrazioni anche in pubblico, critiche per l’aspetto esteriore e per come si occupa della casa e dei figli). Infine le intimidazioni sono state usate nel 7,8% dei casi; si è trattato di veri e propri ricatti, minacce di distruggere oggetti di proprietà della donna, di fare del male ai figli, alle persone care o agli animali, nonché la minaccia di suicidio. Come intervenire la società civile ha un ruolo fondamentale nell’impegno culturale. Siamo pezzi di un puzzle, tutti possiamo contribuire con piccoli grandi gesti. L’importante, infatti, é da un lato, rompere il silenzio e dall’altro, stare in ascolto, prestare ascolto e attenzione alle richieste di aiuto. “Cambiare gli atteggiamenti, i ruoli di genere e gli stereotipi che rendono accettabile la violenza nei confronti delle donne”. Questo cambiamento di atteggiamento così necessario avviene attraverso l’educazione, la formazione e la sensibilizzazione, coinvolgendo gli uomini e i ragazzi nelle iniziative e creando nuove forme di alleanza sia con il settore privato che con i mass media, che hanno l’impegno di presentare la figura e i ruoli femminili con maggiore dignità ed evitare l´abuso della immagine femminile e la sua distorsione. Vale a dire la consapevolezza e l’accettazione del fatto che siamo fatti di una parte maschile e una parte femminile; il nostro cervello si divide in emisfero maschile e femminile / sinistro – destro / razionale – emotivo. Appare allora chiaro pure per gli uomini che la violenza contro il genere femminile è anche una forma di violenza contro se stessi, contro una parte essenziale di se stessi. A ciò si aggiunga che il femminile è vita, è accoglienza perciò uccidere il femminile significa togliere la vita alla vita. Non è un caso se assistiamo a episodi di omicidio della donna seguiti dal suicidio dell’autore di tale atroce atto.

“La non violenza è la più grande forza a disposizione dell’umanità”. Gandhi






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