«Nella legge di stabilità spunta un altro “prelievo” a carico delle imprese edili ed impiantistiche. Si tratta – spiegano il capocategoria delle imprese edili artigiane, Claudio Dorigo, e il presidente di Confartigianato Pordenone, Silvano Pascolo – del raddoppio della ritenuta fiscale sui bonifici bancari per le operazioni di ristrutturazione ed efficientamento energetico eseguiti dalle imprese, che passerebbe da 4 all’8%. Significherebbe – è la denuncia dell’associazione di categoria – azzerare il reddito delle aziende».
Con la legge di Stabilità per il 2015 di prossima entrata in vigore, infatti, è previsto un raddoppio della percentuale di ritenuta fiscale sui bonifici con cui i contribuenti pagano le imprese che hanno eseguito lavori di riqualificazione energetica e ristrutturazione.
Riassumendo, se da un lato le aliquote di detrazione fiscale ecobonus 65%, bonus ristrutturazioni 50% e bonus mobili 50% resteranno invariate per tutto il 2015, la ritenuta fiscale sui bonifici dei contribuenti che usufruiranno delle agevolazioni per l’efficientamento e la riqualificazione dei propri edifici raddoppierà.
Tale applicazione garantirà allo Stato una liquidità di circa 920 milioni di euro per il 2015, una cifra, questa, sottratta principalmente alla filiera delle costruzioni «che, com’è noto, sta ancora patendo una crisi senza precedenti, iniziata ben prima del 2008», sottolineano Pascolo e Dorigo.
Non convince la motivazione. Secondo il Governo, l’aumento della ritenuta servirebbe a contrastare l’evasione fiscale. «E’ lecito chiedersi come, un pagamento effettuato esclusivamente tramite banca, possa essere “nascosto” al Fisco – obiettano da Confartigianato Pordenone – tanto più che i contribuenti, che beneficiano delle riduzioni fiscali, hanno tutto l’interesse a detrarre la spesa, e le imprese sono ovviamente tenute a fatturare. E dunque, di che “invenzione” stiamo parlando? La verità è che con il raddoppio della ritenuta il governo punta a fare cassa gravando sui soliti noti, ovvero le imprese in regola».
«Ci auguriamo – è la conclusione di Pascolo e Dorigo – che il governo ci ripensi; in caso contrario assisteremo alla chiusura di tante imprese che, fino a oggi, hanno stretto i denti e hanno tirato avanti, e che domani, con questo incremento di prelievo, non troveranno più le condizioni minime per continuare a lavorare».
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