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DAL 12 MARZO NUOVE REGOLE PER LE DIMISSIONI «ENNESIMA FOLLIA BUROCRATICA»

Nel Paese più burocratico del mondo, anche dare le dimissioni si trasforma in un percorso ad ostacoli.

Già, perché, in Italia, dal 12 marzo, lasciare un posto di lavoro è diventato più complicato e oneroso sia per il dipendente sia per il datore di lavoro. La nuova follia burocratica è prevista nel decreto ministeriale che istituisce la procedura telematica per comunicare le dimissioni volontarie e la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.

Chi vuole dimettersi non avrà altra scelta: potrà farlo soltanto inviando un modulo alla Posta elettronica certificata del datore di lavoro. Una novità voluta dal Governo per combattere gli abusi, come le dimissioni in bianco, ma che si trasforma in una sorta di ‘via crucis’. Vediamo le tappe. Il lavoratore deve chiedere il Pin all’Inps e le credenziali di accesso al portale Cliclavoro per poter entrare nel sito del Ministero del Lavoro www.lavoro.gov.it.

Una volta entrato, dovrà compilare un modello online con alcuni dati identificativi, in particolare per i rapporti di lavoro instaurati a partire dal 2008 e quelli relativi alla comunicazione obbligatoria di avvio/proroga/trasformazione o rettifica più recente. Il modulo compilato e salvato sarà associato ad un codice identificativo e alla data di trasmissione.

A questo punto sarà trasmesso automaticamente dal Ministero all’indirizzo di Posta elettronica certificata del datore di lavoro e alle Direzioni Territoriali del Lavoro competenti.

Tutta la procedura fa nascere numerosi problemi per i dipendenti e gli imprenditori.

A cominciare dai tempi lunghi di assegnazione del Pin e delle credenziali di accesso ai portali governativi fino alla complessità dei dati richiesti al lavoratore per compilare il modulo di dimissioni.

La nuova legge, poi, non dà risposte al problema creato da lavoratori che, senza inviare il modulo telematico, non si presentano più al lavoro. Mistero anche su come gestire, dal punta di vista retributivo, il periodo di preavviso e l’eventuale revoca delle dimissioni. Come considerare, poi, alcuni casi particolari come il collocamento in pensione e le dimissioni durante il periodo di prova? Buio totale anche sulle conseguenze della mancata lettura del modulo da parte del datore di lavoro.

L’incertezza si estende anche gli intermediari (ad esempio i Patronati) che possono sostituirsi al lavoratore nell’invio telematico del modulo di dimissioni. Anche qui mancano le istruzioni tecniche per gestire la procedura. Insomma, troppe difficoltà, troppa burocrazia. «Tanto è vero – spiega il presidente di Confartigianato Pordenone, Silvano Pascolo – continuiamo a sollecitare l’intervento del ministero del lavoro per modificare la norma che scarica sugli imprenditori nuove incertezze e maggiori costi.

La procedura – sottolinea infatti Pascolo – va in senso contrario rispetto alla volontà del Governo di liberare cittadini e imprenditori dal pesante fardello di oneri e balzelli burocratici.

In una materia già così complessa come quella del lavoro, di tutto abbiamo bisogno tranne che di un altro ostacolo all’attività imprenditoriale».






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