Cambia l’economia, cambiano le imprese e anche per i contratti di lavoro si apre una stagione di rinnovamento.
I vertici delle Confederazioni artigiane, tra cui Confartigianato, e i leader di Cgil, Cisl e Uil hanno dato il via al confronto sulla riforma del modello contrattuale che parte da un documento di proposte presentato dai sindacati.
«Rivedere il modello è necessario – dichiara il presidente di Confartigianato Pordenone, Silvano Pascolo – ma deve essere chiaro che l’originalità della contrattazione nell’artigianato non si tocca: vanta una lunga storia e, nel 2004, ha già saputo rinnovarsi dando vita a 2 livelli contrattuali, nazionale e territoriale, di pari cogenza».
Nel confronto non si parte da zero, dunque, e se ora bisogna evolvere, occorre farlo a precise condizioni e con l’obiettivo di sostenere le potenzialità di un sistema di imprese maggioritario nel Paese ed espressione dell’autentico made in Italy. Quindi, va rispettata la specificità del modello artigiano e difesa l’autonomia del tavolo, deve essere valorizzato il secondo livello di contrattazione per dare risposte ‘su misura’ alle diverse esigenze dei territori italiani e bisogna spingere sulla buona pratica della bilateralità.
Da Confartigianato è arrivata la disponibilità a procedere con una drastica riduzione del numero dei contratti nell’artigianato che interessano oltre 1.300.000 lavoratori, ma che dovranno poter essere applicati anche alle piccole imprese.
Dai sindacati è arrivato un primo sì alle indicazioni avanzate dalla confederazione.
In particolare, Susanna Camusso, Segretario Generale della Cgil, si è detta d’accordo sulla necessità di non buttare a mare il modello di contrattazione costruito in questi anni, mentre Gigi Petteni, segretario Confederale della Cisl, ha riconosciuto l’importanza del settore artigiano e dello strumento della bilateralità.
Il confronto al tavolo nazionale proseguirà con un altro incontro entro fine mese nel corso del quale si inizierà a definire i singoli temi oggetto del confronto.
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