Il Governo l’ha già definita una sorta di rivoluzione.
Parliamo del nuovo Codice degli appalti pubblici che il 3 marzo ha ricevuto il primo sì dal Consiglio dei Ministri e dovrà essere licenziato definitivamente entro il 18 aprile.
L’intenzione dell’Esecutivo è quella di rendere più semplici, trasparenti e orientate allo sviluppo le attuali regole sui contratti pubblici, vecchie di 10 anni.
Un percorso, quello che ha condotto alla riforma, in cui Confartigianato ha esercitato un ruolo richiamando le direttive europee e i principi dello Small Business Act, ‘pensare innanzitutto al piccolo’.
Il risultato dell’azione confederazione si legge nel testo del decreto approvato dal Governo che attua la legge delega varata dal Parlamento. «Per le piccole imprese, infatti – ha commentato il presidente di Confartigianato Pordenone, Silvano Pascolo – si aprono nuove opportunità per partecipare al mercato degli appalti pubblici».
In questo Codice lo spazio per le piccole e medie imprese dovrebbe essere molto più ampio e il riferimento alle Pmi e al tessuto economico del Paese molto netto e chiaro.
Questo sia nel momento di affidamento della gara, richiamando la necessità di suddividere i grandi appalti nel maggior numero possibile di lotti per consentire la partecipazione delle piccole imprese, sia riguardo alla qualificazione delle aziende. Tra le novità positive ottenute da Confartigianato spicca l’obbligo, da parte della stazione appaltante, del pagamento diretto dei subappaltatori alle microimprese e in caso di inadempimento da parte dell’appaltatore o su richiesta del subappaltatore.
Positiva anche la suddivisione in lotti di lavorazione o prestazionali per garantire alle micro e piccole imprese l’effettiva possibilità di partecipare agli appalti.
E ancora, viene restituita alle imprese la libertà di scelta del contratto da applicare.
Previste, inoltre, misure premiali per i concessionari che coinvolgano le Pmi negli appalti; la possibilità di ricorso generalizzato al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa; l’esclusione del ricorso al solo criterio del massimo ribasso per le gare ad alta intensità di manodopera; la riduzione degli oneri documentali a carico delle imprese.
Ma, ora, la battaglia di Confartigianato continua per superare alcune criticità contenute nel decreto approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri e che adesso deve andare al parere del Consiglio di Stato, della Conferenza Stato Regioni e del Parlamento per tornare, entro il 18 aprile, al sì definitivo del Governo
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