Una storia infinita quella che coinvolge gli operatori del settore restauro beni artistici e culturali.
Dopo il lungo iter per il riconoscimento della professione e la valorizzazione dell'esperienza – rispetto alla quale non è ancora conclusa la procedura di selezione pubblica prevista dalle norme – ora il ministero vara una procedura di selezione per l'assunzione di 500 funzionari nella quale l'unico titolo riconosciuto è quello di studio, Ora «fino alla istituzione presso il Mibact dell’elenco previsto dalla norma – rileva il capocategoria dei restauratori di Confartigianato Pordenone e Fvg -, nessun soggetto può vantare il possesso della qualifica, ma unicamente i requisiti per ottenerla». Confartigianato Restauro, insieme ad Ari e Cna, hanno scritto al ministero per manifestare la «preoccupazione per la situazione che si sta creando a discapito di quanti hanno i requisiti per essere regolarmente inseriti nell’elenco di cui sopra che sarà l’unico strumento utile a comprovare l’abilitazione all’esercizio della professione di restauratore di beni artistici e culturali. Intendiamo quindi significare il disappunto di tutta la categoria e la difficoltà ad accettare, e tanto meno a comprendere, perché si voglia andare verso una ulteriore classificazione, non prevista dalle norme vigenti, della figura professionale del restauratore».
Questa preoccupazione nasce anche in seguito a una recente petizione promossa da alcuni soggetti, tesa a richiedere il «riconoscimento dell’equipollenza al dottorato di ricerca dei titoli delle SAF costituendo così di fatto un elenco separato di livello superiore a quello previsto dal decreto legislativo in vigore».
Da qui la richiesta di un incontro urgente con il ministero dei Beni e delle attività culturali
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