Tempo pochi mesi e i capi d’abbigliamento ‘parleranno’, rivelando la loro identità: dove sono nati, chi li ha creati, di cosa sono fatti.
Insomma, non avranno più segreti per i consumatori: diranno tutta la verità, nient’altro che la verità, sul 100% made in Italy.
E’ la rivoluzione delle ‘etichette parlanti’, un progetto pilota all’insegna della tracciabilità ideato e realizzato da Confartigianato Moda Veneto, insieme a Cna, Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, sposato dall’Assessorato regionale alla Tutela del consumatore, con il coinvolgimento di Unionfiliere.
L’etichetta parlante punta tutto sull’innovazione digitale: grazie ad un’applicazione creata ad hoc, basterà avvicinare lo smartphone ad un paio di jeans o a una camicia e i consumatori sapranno dove è stata prodotta la stoffa, dove è stata colorata o trattata, in quale posto è stata tagliata e cucita, dove è stata assemblata.
«I vantaggi sono numerosi per tutti: il cliente saprà esattamente cosa acquista mentre il produttore potrà valorizzare la qualità del suo prodotto e approfittare del contatto con il consumatore finale per azioni di marketing e per espandere così il suo mercato.
La ‘rivoluzione’ voluta da Confartigianato Moda del Veneto – spiega il presidente di Confartigianato Pordenone, Silvano Pascolo – è un’arma potente per valorizzare il vero made in Italy e combattere il mercato del falso che ci costa 7 miliardi l’anno, distrugge imprese e occupazione e danneggia i consumatori».
«Un consumatore – sottolinea Pascolo – deve avere la certezza di cosa compra e non deve rischiare di alimentare la catena del falso che causa danni a tutti».
La tecnologia digitale è il cuore del progetto.
Chi vi aderirà non dovrà acquistare alcun software perchè sarà tutto open source e l’applicazione si scaricherà in cloud.
Gli strumenti successivi saranno il QRcode per leggere l’etichetta e la tecnologia più avanzata dell’NCF o dell’RFID. L’abbigliamento è il primo settore a sperimentare l’etichetta parlante. Il progetto pilota riguarderà una ventina di aziende della moda del Veneto. «Ma può essere allargato ad altri settori produttivi del made in Italy – rileva Pascolo -: pelle, oreficeria, legno fino all’agroalimentare».
I primi risultati del progetto si vedranno entro settembre quando verrà presentato ufficialmente a Milano.
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