Il nuovo Codice dei contratti pubblici è una rivoluzione positiva che però tarda a manifestare i suoi effetti.
Si può sintetizzare così la situazione a 10 mesi dal via alla riforma voluta dal Governo Renzi per rendere più semplici, trasparenti e orientate allo sviluppo le norme che regolano la partecipazione delle imprese agli appalti pubblici.
«Confartigianato ha partecipato a tutte le fasi di costruzione della nuova legge e continua a fare pressing affinchè venga attuato il principio che si ispira allo Small Business Act, ‘pensare innanzitutto al piccolo’» sottolinea Silvano Pascolo, presidente di Confartigianato Pordenone.
La Confederazione ha fatto il punto sulla riforma durante l’iniziativa ‘ImpresaDiretta’ informando sulle novità positive ottenute da Confartigianato per favorire l’accesso delle micro e piccole imprese agli appalti: «La previsione del pagamento diretto dei subappaltatori, la stabilizzazione dell’anticipazione del 20% dell’importo dei lavori, la suddivisione in lotti di lavorazione o prestazionali per garantire alle micro e piccole imprese l’effettiva possibilità di partecipare agli appalti, l’obbligatorietà del progetto esecutivo, la revisione dell’istituto dell’avvalimento che nella pratica aveva assunto connotazioni distorsive del mercato, la chiara volontà di semplificazione e riduzione degli oneri a carico delle imprese» sottolinea Pascolo.
Ma ci sono anche i problemi di attuazione denunciati dagli imprenditori: «La modalità di mettere regole che sono un po’ affidate al caso, come quella di non predeterminare l’offerta anomala sotto il milione di euro e che sta causando non poca confusione tra le nostre imprese. Soprattutto in un momento di penuria di investimenti pubblici, c’è il rischio che tutto venga un po’ ricondotto alle modalità del gioco del lotto. E questo danneggia proprio le imprese più virtuose e meritevoli che si trovano ad affidare soltanto al caso la partecipazione alle gare d’appalto». E ancora, tra le criticità, Pascolo indica «la nuova metodologia della manifestazione d’interesse. In pratica, tutte le stazioni appaltanti e tutti i committenti hanno dato la possibilità a qualsiasi impresa di manifestare la propria intenzione a partecipare alle gare d’appalto e ciò induce le imprese a spostarsi da una regione all’altra, creando un sovraffollamento delle gare».
«Ci deve essere – ha sottolineato il Vice Presidente Granelli – la volontà e la responsabilità delle stazioni appaltanti, pur nel rispetto della loro discrezionalità, di confrontarsi con le nostre Associazioni affichè si possa coniugare l’interesse generale della Pubblica amministrazione con l’interesse delle imprese del territorio». I problemi sono sentiti dalle imprese delle costruzioni, spiega Claudio Dorigo, capocategoria delle imprese edili pordenonesi.
«I benefici effetti che noi pensavamo si potessero manifestare subito purtroppo invece sono ancora abbastanza lontani. L’attuale confusione sta portando sia le imprese sia le stazioni appaltanti a non avere chiarezza per poter procedere in un sistema che, invece, doveva mettere ordine nelle cose.
La soft law fa una grande fatica ad affermarsi». La risposta ai problemi denunciati da Confartigianato è arrivata da Ivana Malvaso, componente dell’apposita Cabina di Regia presso la Presidenza del Consiglio, che ha annunciato le prossime mosse per correggere la rotta di attuazione del nuovo Codice dei contratti pubblici.
«La Cabina di regia ha in corso un esame delle numerose criticità segnalate dalle imprese con l’obiettivo di predisporre il decreto correttivo della riforma. Contemporaneamente è stata attivata una consultazione presso le stazioni appaltanti per rilevare anche le loro criticità. Questo con l’obiettivo di incrociare i problemi denunciati sia dagli operatori economici sia dalle stazioni appaltanti e predisporre il provvedimento correttivo i cui tempi di ultimazione sono previsti entro aprile.
Le linee guida saranno il secondo step su cui la Cabina di Regina comincerà a lavorare».
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