IMPRESE DI PARRUCCHIERI ED ESTETISTE IN RIVOLTA
PER IL RINVIO AL 1° GIUGNO
Gli ultimi provvedimenti del Governo che hanno spostato al 1 giugno l’apertura delle attività di acconciatori ed estetiste sta provocando una forti reazioni in tutto il pordenonese. Una situazione ad alto rischio come sottolinea Pascolo Presidente Confartigianato Pordenone che ci ha indotti a prendere immediatamente posizione a favore della categoria. E’ di oggi – sottolinea Pascolo – la decisione presa come Federazione Regionale di coinvolgere tutti i parlamentari della nostra Regione in una azione di sostegno alle rivendicazioni delle migliaia di imprese che operano nel settore. Una lettera a tutti i parlamentari del Friuli Venezia Giulia, affinché si facciano portavoce delle istanze di parrucchieri ed estetiste presso il Governo e si cambi il calendario di riavvio delle attività, ora previsto per il 1° giugno.
Con questa , ed altre azioni puntiamo a convincere la politica a rivedere il calendario per la Fase 2 previsto dal Governo nazionale, che sposta la riapertura delle attività artigiane dedicate ad acconciatura ed estetica agli inizi di giugno.
«Un colpo tremendo per il settore, costretto ad abbassare le serrande l’11 marzo scorso e con la prospettiva di ancora un lungo fermo, nonostante l’alto grado di sicurezza e igiene con cui già normalmente operano queste realtà», afferma ancora il presidente Pascolo
Ci siamo rivolti ai parlamentari di tutte le parti politiche perché crediamo nella possibilità che un loro convinto intervento possa contribuire a salvaguardare la vita di quasi 4.000 imprese artigiane – tra acconciatori ed estetiste e attività connesse – attive in Friuli Venezia Giulia, con circa 6.000 addetti, dei quali metà rappresentati da dipendenti.
Gli imprenditori artigiani ovviamente non hanno preso bene la decisione del Governo, che non ha prestato la dovuta considerazione alle loro richieste e soprattutto il fatto di «essersi messi a disposizione per individuare modalità per lo svolgimento delle attività in assoluta sicurezza». Forse, aggiungono con amarezza, «non è stato tenuto in considerazione che il lockdown ha consentito a centinaia di operatori abusivi e irregolari di girare di casa in casa, aggravando una piaga già preoccupante».
Del resto al 1° giugno cosa potrebbe essere fatto di più rispetto ad oggi in termini di sicurezza? E si può star fermi, con costi continui e ricavi azzerati per gli interimesi di marzo, aprile e maggio?» è quanto si chiedono.
C’è il rischio, conclude Pascolo che «la rabbia diventi reazione disordinata», «non arginabile se non attraverso l’impegno serio del mondo politico rispetto alla situazione».
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