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«L’artigianato, nonostante tutto, resiste» Il vicepresidente della Regione, Luca Ciriani: «Abbiamo fatto e faremo tutto il possibile per traghettare le imprese fuori dalla crisi»
Lo stato di salute del comparto e le richieste alle istituzioni presentate dal presidente di Confartigianato Pordenone Silvano Pascolo all’assemblea dei delegati


«L’artigianato, nonostante tutto, resiste»
Il vic

«Occorre investire nella parte sana del Paese, che è l’impresa», tagliando sprechi e privilegi, la burocrazia ottusa, per destinare risorse al sostegno delle fondamenta della società, ovvero a coloro che, nonostante la crisi, continuano a garantire posti di lavoro, continuano a impegnarsi e a contribuire al benessere della società. E’ la richiesta che Confartigianato Pordenone ha consegnato alle istituzioni, in primis alla Regione, nel corso dell’assemblea annuale dei delegati svoltasi a palazzo Mantica. 

Tanti i temi trattati dal presidente della maggiore organizzazione di rappresentanza del mondo artigiano, davanti ai rappresentanti delle istituzioni, il vicepresidente della Regione Luca Ciriani, l’assessore provinciale Giuseppe Pedicini, l’assessore comunale Chiara Mio, il presidente della Camera di commercio Giovanni Pavan e il vicepresidente nazionale di Confartigianato Claudio Miotto.

L’esordio, in positivo, di Pascolo ha riguardato la grande alleanza sancita da 5 grandi organizzazioni del mondo imprenditoriale con il patto di Capranica prima e con Rete impresa Italia poi, un progetto «che deve declinarsi anche a livello territoriale», ha aggiunto.

E’ passato quindi ai “numeri” della crisi, chiarendo subito che «l’artigianato ha smentito le previsioni. E’ vero, tanti hanno gettato la spugna, ma meno di quel che si temeva. E, soprattutto, tanti sono i “nuovi nati”, coloro che hanno deciso di investire su se stessi e le proprie abilità, e hanno creato nuove imprese». Nel primo trimestre 2010 il saldo è di 7 mila 959 imprese artigiane, 110 in meno rispetto allo stesso periodo del 2009. 185 le neo-iscritte tra gennaio e marzo, a fronte di 275 che hanno chiuso i battenti. Sempre nei primi mesi del 2010 in provincia di Pordenone sono stati siglati 300 tra nuovi accordi e proroghe per crisi congiunturale, di cui 47 nel settore del legno, 97 nella meccanica, 24 negli altri comparti, per un totale di 96 mila 405 ore di sospensione che hanno coinvolto 593 dipendenti su 1.143 occupati. Rispetto allo stesso periodo del 2010, il dato è sceso del 31,2%: da 140 mila 95 ore del 2009, alle 96 mila di quest’anno. «Diciamo che la flessione è marcata, ma è ancora presto per dire che la necessità di fare ricorso alle sospensioni sta venendo meno. Anche perché è in crescita, invece, il dato sugli accordi stipulati per la cig in deroga: in aprile abbiamo quasi 4 mila ore contro le 2 mila 572 del 2009».

Riconoscendo alla Regione «di avere fatto molto per fronteggiare la crisi», Pascolo si è soffermato sul tavolo di concertazione «reale» sulla legge 12, in particolare sulla revisione delle commissioni regionali e provinciali dell’artigianato, «veri organismi di autogoverno della categoria» ai quali Confartigianato non vuole rinunciare. La Ue chiede il principio di terzietà per questi organismi, Pascolo ha proposto, come avviene in tutte gli organismi democratici di questo Paese, l’astensione dei componenti in caso di potenziale conflitto di interessi.

Negli interventi di saluto gli ospiti hanno rimarcato il valore dell’artigianato per l’economia del territorio, indicando nell’impegno all’innovazione la direttrice da seguire per uscire dalla crisi. Il vicepresidente nazionale Miotto ha richiamato i tempi di pagamento della pubblica amministrazione, escludendo i Comuni, e i concordati che costringono le imprese ad accontentarsi del 10/20% dei loro crediti pur di chiudere.R Infine Luca Ciriani, vicepresidente della giunta del Friuli Venezia Giulia il quale ha ricordato che «la Regione ha fatto, fa e farà quanto in suo potere per sostenere imprese e lavoratori in questo periodo di crisi. Ma deve essere chiaro che non si vive di ammortizzatori sociali: si rischia di creare una cultura negativa e assistenzialistica. Al contrario bisogna ritrovare il gusto della sfida, bisogna guardare oltre l'ostacolo per costruire assieme nuove occasioni di sviluppo e di lavoro». Riprendendo l'analisi svolta dal presidente di Confartigianato Pordenone, Silvano Pascolo, Ciriani ha tracciato il percorso seguito dal Governo regionale presieduto da Renzo Tondo in presenza dell'affacciarsi e poi del consolidarsi della crisi economica, da cui solo ora sembra che si stia uscendo sia pur lentamente. «La prima preoccupazione della Regione - ha affermato il vicepresidente - è stata quella di mettere sotto controllo il debito pubblico regionale, il che ha poi consentito di operare coniugando crescita economica, rigore dei conti pubblici e attenzione al sociale. E davanti alla crisi gli ammortizzatori sociali messi in atto dalla Regione hanno fatto sì che nessuno sia stato lasciato solo».

Le difficoltà, comunque, ci sono state, «abbiamo gestito decine di tavoli di crisi - ha affermato Ciriani - ma siamo riusciti a evitare grosse tensioni sociali, abbiamo evitato che il Friuli Venezia Giulia finisse allo sbando. Abbiamo creato il fondo anticrisi di 400 milioni di euro utilizzando gli anticipi di risorse che lo Stato ci doveva e abbiamo rifinanziato i Fondi di rotazione, ampliandone la possibilità di intervento, autorizzando anche il credito partecipativo alle imprese, troppo sottocapitalizzate». A tal proposito il vicepresidente ha anche accennato al ruolo delle banche, lamentando la mancanza di un «sistema regionale del credito, che ormai dipende da istituti nazionali o addirittura internazionali, e chiedendo più partecipazione ai problemi delle aziende, che non sono solo dei numeri e vanno valutate per la loro storia e le loro potenzialità».

Ciriani ha messo in luce il ruolo positivo svolto da Ebiart e dai Confidi, «senza i quali i problemi del mondo dell'artigianato sarebbero stati più pesanti». E ha invitato a «uscire dalla fase difensiva per ripartire con gli investimenti. Il bando per gli incentivi sulla ricerca ha fatto registrare 800 domande: di esse almeno un centinaio sono di piccole imprese, segno che anche nel mondo artigiano c'è voglia di innovazione e di ricerca e che questa è la strada da seguire».

Ciriani ha anche rimarcato la trasformazione di Friulia, sempre più disponibile a partecipare al capitale di rischio delle imprese «purchè queste si impegnino a mantenere la presenza industriale e l’occupazione in questa regione. Siamo stufi dei “furbetti” – ha sottolineato -, di gente che viene in questo territorio, promette molto ma mantiene assai poco, chiede e ottiene incentivi e poi si trasferisce altrove. La condizione per avere il sostegno della Regione – ha spiegato – è un patto che prevede il trasferimento della sede legale e il mantenimento della presenza industriale e dell’occupazione per dieci anni»






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